Testimonianze

Ricostruzione rapida del tendine d’achille con alkawater® e redoxplus®

Negli ultimi anni il continuo aumento del numero e dell’età media delle persone che praticano attività sportiva ha portato ad un conseguente incremento di lesioni tendinee tra le quali la rottura del Tendine d’Achille è una delle più frequenti.

Le lesioni che avvengono distalmente, a livello dell’inserzione calcaneare del tendine, sono quelle a prognosi peggiore. Raramente la rottura è netta, infatti, i due monconi si presentano sfrangiati e sfilacciati. Il trattamento di elezione è quello chirurgico.

Il trattamento riabilitativo occupa un ruolo di primaria importanza affinché il paziente torni ai livelli funzionali precedenti senza deficit di forza. Una stretta collaborazione tra chirurgo e fisioterapista permette di raggiungere ottimi risultati rispettando, comunque, i tempi biologici di recupero dei tessuti lesi.

Generalmente il trattamento post-operatorio classico comprende una prima fase in cui l’arto leso è tutelato con gambaletto gessato o tutore, tipo ROM-walker con piede in leggera flessione plantare per circa quattro settimane, ed una seconda nella quale si comincerà un trattamento fisioterapico di mobilizzazione passiva e attiva associata ad una ginnastica in acqua.

Lo scopo è quello di ridare una continuità funzionalmente valida al tendine, senza provocare tenaci fenomeni di fibrosi riparativa che potrebbero compromettere l’elasticità articolare.

Al CEF (Centro Europeo Fisioterapico) abbiamo trattato un caso di rottura del tendine d’Achille con tecniche innovative che hanno permesso di ottenere risultati incoraggianti nel trattamento di questa patologia.

IL CASO

La lesione si è verificata in un paziente di 42 anni, sportivo amatoriale, ed interessava il terzo distale del tendine, a circa 2 cm dalla inserzione calcaneare. L’intervento è stato eseguito in acuto, a 24 ore dalla rottura, dal Dott. Stefano Lovati (responsabile dello staff medico ortopedico della S.S. Lazio) e dal Dott. Stefano Salvatori (medico sociale) presso la Clinica Paideia di Roma. La tecnica utilizzata è stata la sutura termino-terminale a cielo aperto con uso di PRP (Platelet Rich Plasma). Successivamente, è stata applicata una doccia gessata a gambaletto con divieto di carico, poi sostituita da un tutore DonJoy Aircast Walker pneumatico.

In terza giornata post-operatoria il paziente ha iniziato la rieducazione presso il CEF: il nuovo protocollo è consistito nell’uso di tecniche strumentali di bio-stimolazione, quali la TECARTERAPIA e la ISOFORESI, coniugate con l’alcalinizzazione dell’ambiente corporeo attraverso l’utilizzo costante e metodico di preparati quali AlkaWater® e RedoxPlus®. Questo ha consentito una rimozione precoce dei detriti cellulari dell’infiammazione ed una accelerazione dei processi anabolici di guarigione e riparazione tissutale.

Il paziente ha perciò potuto iniziare precocemente gli esercizi di mobilizzazione articolare passiva, sotto il controllo del terapista e del taping neuromuscolare, riprendendo l’articolarità completa in tempi ridotti. Dopo aver rimosso i punti di sutura in quindicesima giornata, a tre settimane dall’intervento, il paziente ha ripreso una deambulazione autonoma senza ausili ed ha dismesso il tutore, tornando anche a guidare l’automobile.

Ha proseguito, quindi, la riabilitazione presso il CEF con terapie strumentali, rieducazione propriocettiva e rinforzo muscolare, associandola alla idrokinesiterapia in acqua ipertermale.

Una ecografia eseguita a 30 giorni dall’intervento mostrava il ripristino della continuità delle fibre tendinee, con una buona risoluzione dell’edema post-chirurgico.

Intensificando il programma riabilitativo, sotto la guida esperta del responsabile Salvatore Flaminio ed il controllo clinico del Dott. Lovati, il paziente ha ripreso la completa attività sportiva a cinque mesi dall’intervento.

Questi risultati incoraggianti dimostrano che, avendo come punto di partenza un’ottima chirurgia, una buona programmazione riabilitativa e l’utilizzo di tecniche all’avanguardia (Tecar – Isoforesi), associate al ripristino di un ambiente alcalino che rende il tessuto più ricettivo, si possono ridurre significativamente i tempi di recupero di una lesione importante ed invalidante come la rottura del tendine d’Achille senza pregiudicare la guarigione biologica favorendo la riparazione in maniera più fisiologica possibile.

 

Maggio 2015 – Centro Europeo Fisioterapico (Roma)